come risponde un vero italiano

In questa pagina voglio dare un esempio pratico di come si risponde ad una situazione difficile, ricordando un episodio dimenticato del nostro passato.
E’ un esempio di come si dovrebbero comportare i nostri governanti, ma è anche un esempio pratico di come ci dovremmo comportare noi.

Detto in due parole: bisogna avere il coraggio di fare la scelta giusta e accettare il peso delle conseguenze.

 

Roma, 17 settembre 1943

Il 10 settembre del 1943 le forze armate germaniche occuparono militarmente Roma, anche se formalmente era stata dichiarata città aperta. I militari italiani conformemente agli accordi consegnarono le armi, invece i tedeschi fin da subito non tennero fede alle promesse: gruppi di paracadutisti tedeschi saccheggiarono la città, commisero rapine e ingiustificate violenze ai danni della popolazione.

L’unico baluardo di rappresentanza italiana a Roma si ebbe nel Comando Militare di Roma città aperta, presieduto dal generale Giorgio Calvi di Bergolo, lo stesso che pochi giorni prima aveva negoziato con i tedeschi la fine delle ostilità nella capitale per salvarla dalla distruzione. Giorgio Calvi di Bergolo rimase a Roma anche come rappresentante della famiglia reale: era il genero del Re, in quanto nel 1923 aveva spostato la principessa Iolanda Margherita di Savoia, figlia primogenita del re Vittorio Emanuele III. Il generale Calvi nominò capo degli affari il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, che fu in pratica il suo vice.

Il 17 settembre Kesselring chiese al Comando italiano una lista di 6000 cittadini da avviare al lavoro forzato in Germania, come rappresaglia all’uccisione di 6 soldati tedeschi morti pochi giorni prima. Dopo una veloce indagine avviata dal comando italiano, presenti anche due ufficiali tedeschi, si appurò che i soldati tedeschi erano caduti durante i combattimenti per la presa di Roma, quindi non c’era nemmeno il pretesto per una (comunque assurda) ritorsione sui civili.
Il comando tedesco insistette nella richiesta: un loro ufficiale venne inviato nell’ufficio del generale Calvi di Bergolo e intimò perentoriamente di consegnare la lista. Il generale Calvi ascoltò in gelido silenzio, prese un foglio, e cominciò a scrivere. L’ufficiale tedesco guardò inizialmente con disprezzo l’italiano, immaginandolo un codardo.
Dopo che ebbe scritto parecchio Calvi consegnò il foglio all’ufficiale tedesco: c’era scritto solo il suo nome, con tutti i suoi titoli nobiliari, ruoli e onorificenze. Nel frattempo era arrivato il colonnello Montezemolo, che aggiunse il suo nome alla lista. I due dichiararono che se i tedeschi proprio volevano una lista di nomi avrebbero ottenuto solo i loro, a nome della popolazione che rappresentavano. E cominciarono a scrivere un comunicato da distribuire alla popolazione romana in cui spiegavano che alla richiesta di una lista di 6000 nomi avevano fornito solo i loro due, e che gli altri 5998 non sarebbero mai stati dati. Per fermarli il comando tedesco dovette assicurare che non avrebbe più insistito su questa lista.

I tedeschi ebbero paura: nonostante fossero gli unici armati in città e apparentemente sembrassero nettamente più forti, in realtà erano in notevole inferiorità numerica, e realizzarono che se la popolazione avesse preso coscienza di essere guidata da uomini così determinati e coraggiosi presto il comando germanico avrebbe perso il controllo della situazione.

Difatti pochi giorni dopo i tedeschi decisero di arrestare il generale Calvi di Bergolo e gli ufficiali superiori del comando italiano. Il generale Stahel annunciò una visita di cortesia per le 11:30 del 21 settembre, e chiese cortesemente la presenza del generale Tabellini assieme a Calvi di Bergolo. Si presentò invece con due compagnie di paracadutisti armati fino ai denti e sotto la minaccia delle armi chiese agli ufficiali superiori se intendevano cooperare con il nuovo governo (Mussolini era stato liberato e il 18 settembre aveva annunciato via radio la nascita di un nuovo stato fascista italiano). Tutti rifiutarono. Furono tutti arrestati e deportati.

In realtà tutti tranne uno: nel trambusto il colonnello Montezemolo passò nel suo ufficio, si cambiò in abiti civili, e uscì da una porta secondaria. Passò alla clandestinità, assunse il comando del Fronte Militare Clandestino e diventò una spina nel fianco del nemico. Ebbe la saggezza di vietare sempre attentati nelle grandi città per evitare feroci ritorsioni sui civili (diversamente dagli irresponsabili partigiani comunisti, che con l’inutile attentato di via Rasella provocarono la strage delle Fosse Ardeatine). Montezemolo venne arrestato il 25 gennaio del 1944, e fu interrogato e torturato per 58 giorni, durante i quali non rivelò nulla. Fu tra i martiri fucilati alle Fosse Ardeatine.
Fu un vero eroe italiano. Non come quelli che diventarono antifascisti a fascismo finito.

Calvi di Bergolo fu deportato, ma lo isolarono in un albergo in Austria: era pericoloso metterlo insieme ad altri prigionieri, perché i grandi caratteri carismatici hanno il potere di guidare e ispirare le masse.

Ed è proprio per questo motivo che queste storie sono poco conosciute: chi vuole un’Italia dimessa e sottomessa ha paura di dare al Popolo italiano esempi di coraggio ed eroismo che ne possano ispirare altri, fino a scuoterci dal torpore in cui siamo vergognosamente caduti.

Inoltre risulta imbarazzante il confronto tra la tempra e l’eroismo degli uomini del nostro recente passato e la pavida ignavia dei politici e governanti di oggi.

 

Roma, febbraio 2024

Torniamo ai giorni nostri e vediamo come si sono comportati di recente i nostri governanti italiani di fronte ad una lista di proscrizione imposta dall’esterno, in una situazione nemmeno lontanamente paragonabile a quella del 1943.

Dopo che il nostro Primo Ministro patriota il 24 febbraio 2024 ha siglato un accordo di cooperazione decennale in cui l’Italia si impegna a fornire supporto all’Ucraina (evito commenti), il grande leader Zelensky si è anche permesso di dire che in Italia ci sono troppi “filo-Putiniani” e che a breve fornirà delle liste di cittadini scomodi “da silenziare”.
Sorvoliamo anche sul come il buon Zelensky pensa si debbano silenziare gli oppositori (per sempre? Mandandoli a dormire con i pesci? Come?) e concentriamoci sulla pronta risposta italiana: silenzio. Assoluto silenzio.
Il nostro Primo Ministro sul posto non ha avuto il coraggio di dire niente, e sempre in silenzio è rimasto una volta rientrato in Italia. Nessuna carica istituzionale di rilievo ha detto nulla.

L’unica spiegazione positiva potrebbe essere che alle farneticazioni dei folli e alle richieste indecorose non bisogna nemmeno rispondere, ma visto il comportamento dei nostri governanti negli ultimi anni viene da pensar male. Anche se a pensar male si fa peccato.

Che splendido esempio sarebbe invece il nostro Primo Ministro che restituisce a Zelensky una lista con solo il suo nome, dicendogli che l’Italia è un paese libero e democratico dove le liste di proscrizione e le kill list non sono ammesse, e che le massime istituzioni dello stato rappresentano e proteggono tutti i cittadini italiani, anche quelli che la pensano diversamente, anche i cittadini stranieri che vivono in Italia, quindi se si vuole colpire e discriminare qualcuno si provi a farlo con chi li rappresenta tutti.
E che splendido esempio sarebbe se il nostro Presidente della Repubblica unisse il suo nome alla lista, dicendo che nessuno si deve permettere di fare liste di cittadini italiani.

 

aggiungete il mio nome alla lista

L’8 marzo 2024 ho inviato una lettera al Presidente della Repubblica e al Primo Ministro, ricordando loro l’eroico esempio del generale Calvi di Bergolo e del colonnello Montezemolo. Pur rispettando il carattere privato della corrispondenza istituzionale, ritengo doveroso condividere la parte conclusiva di quella lettera, dove esprimo la mia posizione personale. Non è prassi rendere pubblica la corrispondenza con le istituzioni, ma sono convinto che un cittadino abbia il diritto e il dovere di difendere i valori in cui crede.

Forse non accadrà nemmeno che Zelensky la consegni questa fatidica lista (se continua così lo fanno fuori prima), forse si realizzeranno altri scenari al momento non previsti.

Ma se in un modo o nell’altro, magari tramite altri attori o tramite altri mezzi, se in futuro in Italia si arriverà davvero ad accettare o stilare ignobili liste di proscrizione senza un netto e coraggioso rifiuto delle massime cariche dello stato (anche in modo diverso da quello suggerito prima), se davvero arriveremo a fare delle liste … allora vi chiedo di aggiungere il mio nome alla lista degli amici della Russia (che è una lista diversa da quella dei filo-putiniani).
Così come vi chiedo di aggiungere il mio nome alla lista degli amici del popolo cinese, e del popolo indiano, e del popolo americano (che è una lista diversa da quelli che approvano l’operato del governo americano e del loro folle imperialismo).
Mettetemi pure nella lista degli amici del popolo francese, anche se le istituzioni francesi a me personalmente mi hanno trattato malissimo.

E aggiungete il mio nome anche alla lista di quelli che sono assolutamente contrari alla corsa al riarmo e alla guerra contro la Russia.
In particolare alla lista dei contrari al dover sopportare pesantissime conseguenze di ogni tipo per seguire servilmente gli interessi di chi al bene dell’Italia e del popolo italiano interessato non è.

Io poi sono già da tempo nella lista di quelli che spesso non dormono la notte pensando alle folli atroci ingiustizie che abbiamo permesso negli ultimi anni.
In particolare non dormo al pensiero che non abbiamo fatto assolutamente nulla per fermare un genocidio di civili innocenti (e di bambini!!!) a Gaza.
Che infamia che l’Italia si sia astenuta quando è stato il momento di votare sul cessate il fuoco a Gaza: come può stare in pace con la coscienza chi è responsabile di quel non voto?!

Che amarezza.
Che tragedie.

E che futuro cupo per il popolo italiano.

Aggiungete dunque il mio nome alle liste: non voglio essere vostro complice.

 

Rendo pubblica la parte finale della mia lettera come mia presa di posizione personale, che in questo caso ritengo un dovere civico, assumendomi la piena responsabilità di quanto scritto.

 

i mali di oggi, e le soluzioni

Dall’inizio della nostra Repubblica nel 1946 i nostri governanti ci hanno dato una serie continua di delusioni, ma ho l’impressione che negli ultimi anni ci sia stato un crescendo preoccupante di disastri sempre peggiori, molto ravvicinati nel tempo. Preoccupanti segnali di un disastro imminente. Chiari sintomi che la nostra società è in grave declino, se non del tutto morente.

La colposa mala gestione del covid ha diviso gli italiani in fazioni, ha impoverito gravemente la società, e soprattutto ha causato un numero impressionante di morti. Poi improvvisamente è stato deciso che buona parte del nostro residuo benessere poteva essere sacrificato per il sostegno incondizionato all’Ucraina, un paese fino a poco fa totalmente sconosciuto alla quasi totalità degli italiani (che non sarebbero stati in grado di individuarlo sulla mappa). Adesso stiamo talmente male con noi stessi che rimaniamo indifferenti di fronte al massacro disumano dei bambini palestinesi: migliaia di bambini innocenti uccisi in modo barbaro, ospedali bombardati, una tragedia inenarrabile sotto i nostri occhi. Nulla è stato fatto per fermare il massacro di decine di migliaia di civili innocenti: noi ci siamo girati da un’altra parte.

Tre catastrofi disumane riversate su una popolazione italiana sempre più povera, sempre più debole, sempre più divisa, sempre più spaesata nella perdita di valori e nel tracollo dell’ordine sociale.

Che fare? Come reagire?
Come dare un minimo di futuro ai nostri figli?
Come riappropriarci della bellezza della vita?

Con un semplice approccio razionale:

  • Esigiamo un comportamento adeguato dai nostri governanti.
  • Chi sbaglia paga. Chi ruba prima restituisce tutto con gli interessi, poi va in prigione.
  • Noi tutti per primi diamo l’esempio nel comportarci al meglio.
  • Ci rimbocchiamo le maniche e risolviamo uno alla volta i problemi.

Ci vorrà molto tempo e duro lavoro, ma si può fare.
Prima iniziamo meglio è.

E un primo passo con cui iniziare è qualche atto di coraggio.

Se chi ci governa non ha coraggio allora dobbiamo averlo noi cittadini.

Abbiamo grandi esempi di eroi del passato da cui trarre ispirazione.

 

In futuro mi riprometto di pubblicare una serie di storie sugli eroi italiani che hanno dimostrato il coraggio di fare la cosa giusta. Fulgidi esempi da ricordare.

Perché ci servono eroi.
Ci servono esempi.
Ci servono politici coraggiosi e preparati.
Dobbiamo riappropriarci del nostro destino.

 

Io credo nell’Italia
e non mi arrenderò mai.

Mariano Guido Uberti

 

 

Nella foto di copertina: il conte Giorgio Calvi di Bergolo in una foto (di pubblico dominio) del 1922