nonostante tutto

Il nostro presente è un disastro: ingiustizia, divisioni, indifferenza. Ma proprio da qui, proprio dal riconoscere tutto ciò che va male, voglio partire per credere ancora nell’Italia e costruire insieme un futuro migliore.

Detto in due parole: tutto ciò che va male, tutto il male che vediamo anche negli altri, non deve scoraggiarci fino a farci rinunciare, ma deve essere invece il motivo per cui vogliamo impegnarci per costruire un futuro migliore. Deve essere proprio tutto ciò che va male il punto di partenza del cambiamento.

 

Io credo, nonostante tutto

Forse anche tu come me vuoi credere nell’Italia, ma sei sempre più demoralizzato da troppe cose che vanno male nella nostra società, sempre più preoccupato da un presente difficile e un futuro incerto, forse pure peggiore del triste presente.

Solo con un notevole sforzo si può dire: io credo nell’Italia, nonostante tutto.

Io vorrei credere nell’Italia, nonostante tutto.

Parliamo dunque apertamente di questo pesante “nonostante tutto”. Capiamolo insieme. Affrontiamolo senza paura, e trasformiamolo da preoccupazione a primo passo per cambiare l’Italia in meglio e cominciare a costruire un futuro grande e meraviglioso almeno quanto il nostro glorioso passato.

Ma facciamolo da italiani. Niente slogan all’americana tipo you can do it, basta crederci. La realtà non è un film, la vita vera oggi è difficile, e va affrontata con serietà.

Io credo nell’Italia, voglio crederci … nonostante tutto.

 

nonostante cosa?

Il mio credo nell’Italia è sincero e profondo.
Ma … ma ci sono tante/troppe cose che vanno male.

Io credo nell’Italia … nonostante tutto il male che vedo sempre più nell’Italia e negli italiani.

E’ brutto dirlo, ma è vero. Quindi va detto.
Perché possiamo costruire un futuro migliore per l’Italia solo sulle solide basi della verità.
Sulle pietose bugie non si può costruire niente di duraturo.

Provo a riassumere l’essenza di quello che pensavo all’inizio: io credo nell’Italia, ma troppe volte tutto il male che vedo nella società, l’ingiustizia, il dolore, la feroce indifferenza al dolore degli altri, e il comportarsi male di altri italiani miei concittadini, mi fa passare la voglia di impegnarmi. E nei momenti più cupi mi fa pensare che forse non c’è futuro per l’Italia. Non c’è speranza. Non riusciremo mai a cambiare le cose.

E non sono il solo: ho sentito molte testimonianze simili.

 

il male

Vorrei saper scrivere meglio per riuscire a cogliere l’essenza in poche parole questo male, questo cancro, questa cattiveria che da anni corrode e consuma il nostro paese, il meglio di noi e del nostro bel paese, ma … ma è un male talmente grande che non riesco a descriverlo bene in poche parole. L’ho vissuto, l’ho sperimentato sulla mia pelle, lo conosco bene, ci penso da anni, e ancora non riesco a coglierne l’essenza in modo così chiaro da descriverlo efficacemente in due parole.

Però se sei italiano e vivi in Italia questo male lo conosci sicuramente anche tu. Lo vedi tutti i giorni nelle strade. Dentro di noi. Lo vedi nel tuo prossimo, che nelle grandi città diventa sempre di più un altro estraneo sempre più diverso da noi (anche se è nostro fratello) e con cui siamo in competizione.

 

superare le divisioni interne

Questo secondo me è un elemento centrale ed essenziale del male che corrode l’Italia: il mio concittadino visto come un nemico. Un sentimento alimentato da molti nostri pessimi governanti tramite il vecchio divide et impera (dividi il popolo in fazioni antagoniste).

Certo i mali dell’Italia sono molti, moltissimi altri, numerosi e diversi, peggiori del mio avversario dell’altra contrada.
MA, dopo averci tanto riflettuto, comincio a pensare che il modo migliore per cominciare a risolvere insieme i numerosissimi annosi problemi della nostra Italia sia proprio di superare le nostre divisioni interne e cooperare tutti insieme. Se continuiamo a combatterci tra noi non avremo la forza di risolvere i preponderanti problemi che ci opprimono.

Dalla fine dell’Impero Romano noi italiani siamo sempre stati divisi.
E lo straniero ha fatto leva su queste divisioni interne per sottometterci.

Da un lato il nostro forte individualismo è una risorsa preziosa: siamo rifioriti in uno splendido Rinascimento unico al mondo perché noi italiani abbiamo valore.
Ma cosa saremmo potuti essere senza le eterne lotte campanilistiche! Firenze contro Siena. Pisa contro Livorno. Guelfi contro Ghibellini. Fascisti contro Comunisti.

Almeno però in passato le lotte campanilistiche erano basate su idee o ideali. Magari sbagliate/i, probabilmente inutili, ma almeno erano idee e ideali nostri! O che avevamo fatti nostri nel corso del tempo.
Oggi invece l’idea del nemico su cui focalizzarsi viene passata dalla propaganda dei media (controllati da forze esterne all’Italia, o comunque totalmente estranee al benessere del popolo italiano) e assimilata all’istante da masse inebetite e sempre meno capaci di pensiero critico.

Da Guelfi contro Ghibellini siamo quindi passati a pro-vax contro no-vax. Pro-Ucraina contro pro-Putin. Senza ricordare che fino a qualche anno fa non sapevamo nemmeno dove stava l’Ucraina.
Senza realizzare che dovremmo invece unirci nel farci restituire tutto dai delinquenti che hanno depredato l’Italia negli ultimi anni, che dovremmo unirci per ricominciare a costruire un’Italia migliore. Un’Italia con un futuro. Un’Italia dove sia bello vivere. Una patria di cui essere orgogliosi. Una vita di cui essere felici.

 

mai arrendersi

Belle parole. Facile a dirsi. Poi ci ritroviamo annegati nei problemi quotidiani, senza tempo né energia per idee e ideali. Sempre più italiani faticano ad arrivare a fine mese, e la disperazione di chi non riesce a dare da mangiare ai figli è immensa. Chi invece gode ancora di un certo benessere spesso non realizza quanto la situazione sia grave, liquidando ogni preoccupazione come esagerata.
Ma la verità è che troppi non conducono più nemmeno una vita serena e dignitosa, e chi non ha risorse per la famiglia non può trovare la forza di cambiare le cose.
Quei pochi che ancora stanno bene invece non vogliono guardare ai problemi del presente: forse una vocina interiore gli dice che le cose vanno male, ma è meglio fingere che tutto vada bene e godersi la vita oggi senza pensare al domani.

Quindi? Come fare?
Cosa fare?

Dobbiamo partire proprio dall’amara constatazione che troppe cose vanno male, che troppe persone non fanno nulla per cambiare la situazione. E trasformare questi immensi problemi da ostacolo che ci blocca a punto di partenza.

gli ostacoli non ostruiscono il cammino
gli ostacoli sono il cammino

Riconoscere che esiste un problema è il primo passo. Poi bisogna fare la lista di problemi da risolvere, ordinarli per priorità, e mettersi pazientemente al lavoro per risolverli.
E’ difficile, ma non impossibile.

Dobbiamo unirci e ridiventare un popolo coeso, padrone del proprio presente e artefice del proprio futuro. Riconosciamo i problemi e crediamo nella nostra capacità di risolverli. Io stesso ho scritto il mio “credo nell’Italia” per farmi coraggio, perché temevo che il male potesse distruggere la mia unica patria.

Ma quando ci cominci a credere sul serio la paura gradualmente svanisce:

quelli che esercitano un potere basato sulla paura
non lo detengono realmente

se io non ho paura di te
tu non hai controllo su di me

Quando noi italiani riusciremo a prenderne coscienza e rifiuteremo il controllo imposto dall’esterno torneremo ad essere un Popolo con un futuro radioso.

Cedere alla paura è più facile che avere coraggio.
Ma noi italiani abbiamo tanti esempi di eroi coraggiosi a cui ispirarci.

E se ci fai caso al giorno d’oggi non si parla mai degli eroi del passato: : chi vuole un’Italia dimessa e sottomessa ha paura di dare al Popolo italiano esempi di coraggio ed eroismo che ne possano ispirare altri, fino a scuoterci dal torpore in cui siamo vergognosamente caduti.

Cominciare è difficile, ma non è impossibile.
Prima cominciamo a lavorare insieme per un futuro migliore meglio sarà per tutti.

 

Io credo nell’Italia
E non mi arrenderò mai.

Mariano Guido Uberti

 

 

Foto di copertina: una delle bandiere italiane dell’Altare della Patria a Roma.